Cultura

Se Pistorius non è regolare, Marion Jones cos’era?

Non gareggerà alle Olimpiadi di Pechino. Grazie a una scelta del tutto discutibile e un po’ ipocrita. Eppure lui ha già vinto la sua gara.

di Franco Bomprezzi

Pistorius ha vinto, per noi che ci occupiamo di notizie e di comunicazione. Nessun atleta disabile, mai, ha raggiunto il suo livello di notorietà. Nessun atleta disabile è mai riuscito a rendere così evidente la bravura e la tenacia, la capacità di vincere l?handicap, l?importanza di fare sport per reinserirsi positivamente nella società, dopo un trauma pesante come un macigno, visto che stiamo parlando di una persona priva delle gambe. Pistorius ha perso, come atleta ?normale?, perché sfuma, per ora, il suo sogno di gareggiare sui 400 metri alle Olimpiadi di Pechino. Ha perso e non ci sta, farà ricorso, perché ora non è più né qua né là. Con gli atleti ?normali? non può competere, con gli altri disabili non ci pensa nemmeno perché li stacca di duecento metri senza neppure fare fatica. L?atletica mondiale ha perso. Un?occasione incredibile di sperimentare la partecipazione nel senso vero di de Coubertin, che le Olimpiadi moderne le ha inventate. Poi si poteva discutere all?infinito sul vantaggio reale o comunque parziale garantito a Pistorius dalle protesi avveniristiche. Ma intanto il mondo si sarebbe collegato in diretta per vedere questa sfida da fantascienza, per tifare Pistorius, per vivere un?emozione mai provata prima.Meglio subire la droga clandestina che le protesi ingombranti e visibili. La vicenda parallela di Marion Jones, condannata a sei mesi per aver mentito sul doping, chiarisce il clima ipocrita e impacciato nel quale si muova la federazione internazionale di atletica leggera. La questione dei ?vantaggi? di Pistorius ci regala comunque una ironia involontaria, e mi ricorda che anche io, in sedia a rotelle, ho dei vantaggi indiscutibili: non mi stanco quando sono in coda alla cassa del supermercato. C?est la vie.


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